giovedì 19 settembre 2013

Fermata: Boiardo | Carmen della misericordia

Via Padova
Il giorno in cui incontrai Felix Juarez, verso sera avevo un appuntamento alla sede della cooperativa Comin, in quello spicchio di città multietnica compresa tra viale Monza e via Padova.

Fuori era già buio, nei locali della Comin non c'era più nessuno, tranne Carmen che mi aspettava per raccontarmi la storia dell'associazione di cui è presidente, La Misericordia.
Un'associazione al femminile, nata da donne per le donne. Soprattutto, da mamme per le mamme, sudamericane, immigrate a Milano.
Facciamo un passo indietro e torniamo a quella sera.



«Eravamo un pugno di donne, tutte arrivate qui da un Paese dell'America latina, e avevamo in comune un passato impegnato nel sociale - così inizia il suo racconto Carmen, un vortice di parole e entusiasmo. - Ci rendevamo conto, avendolo provato sulla nostra pelle, che le donne che arrivano qui da un Paese straniero vivono tutte gli stessi problemi: ricostruire un equilibrio per la propria famiglia, cercare una casa, fare il ricongiungimento, trovare il modo di gestire i figli durante le ore di lavoro, educarli e crescerli in una società dai modelli culturali differenti».
L'associazione è nata nel 2009, e il nome La Misericordia fa riferimento a un concetto fondamentale per le fondatrici: loro sono senza risorse, tutto quello che riescono a fare possono farlo solo grazie alla misericordia di Dio.
Allora erano dieci socie. Oggi sono ottanta. Italiane, peruviane, filippine, ecuadoregne, cinesi, srilankesi, camerunensi, nigeriane.
Ma solamente donne, perché «quando si inseriscono gli uomini, come prima cosa loro vogliono assegnarsi ruoli di comando. Invece noi volevamo essere tutte alla pari, tutte lavoratrici».
Oltre alle socie, ci sono volontarie e amiche.
C'è Sara, un'educatrice italiana, c'è Danielle, una ginecologa camerunense che tiene incontri gratuiti per tutte sulla salute della donna.
C'è chi ha bisogno della casa, e danno una mano a cercarla.
C'è chi si trova disorientata di fronte a una cultura diversa: molte di loro erano già mamme, sapevano come comportarsi e come crescere i bambini, «ma molte cose qui sono diverse, dal cibo a come ci si veste. Anche chi aveva già avuto figli nel proprio Paese qui non sa come comportarsi. Allora cerchiamo di dare una mano e un orientamento anche a capire la cultura di questo Paese, senza far pensare che quello che l'altra sta facendo non vada bene, o stia male».
Chi ha più tempo lo dedica alle altre: se una ha bisogno di andare dal medico un'altra può tenerle i figli, chi conosce un posto dove si trovano vestiti a minor prezzo lo consiglia, organizzano scambi di giocattoli.
«L'importante è che non ci si senta sole. Il problema più grande è la solitudine, è questa che noi vogliamo annientare. Vogliamo trovare delle soluzioni semplici e informali ai problemi più comuni».
Sono tante le storie che può raccontare Carmen.

C'è quella di Amanda, ecuadoregna, che lavorava come badante. Era rimasta incinta, ma contemporaneamente stava cercando di fare il ricongiungimento familiare per riunirsi al figlio che era rimasto nel suo Paese. L'aiutarono con le carte, con la gestione del piccolo, con l'inserimento del più grande.

O quella di Maria e Rosita, due mamme che arrivarono in associazione nello stesso momento perché chiedevano di essere orientate nella ricerca di un asilo nido. Chiacchierando, Maria dichiarò che era anche alla ricerca di una casa, perché quella in cui era doveva essere lasciata libera. La soluzione arrivò per caso da Rosita, che aveva sentito il discorso: l'appartamento di fianco al proprio era in affitto. «In meno di dieci minuti Maria ha trovato casa e entrambe hanno trovato una vicina su cui contare», sorride Carmen.

L'ultima grossa esperienza che hanno messo in campo è un nido famiglia, con una retta che è un terzo della media dei nidi privati. L'hanno chiamato con un nome bilingue: Hogar del niño - l'Alveare, ma non è un nido riservato ai figli degli stranieri, nonostante qualche anno fa siano state accusate di questo.
Due le educatrici, una sudamericana, che fu una delle prime mamme del nido, e una ragazza italiana che ha passato un periodo della sua vita in un Paese latinoamericano. Possono accogliere cinque bimbi per volta, e tra gli ultimi bimbi passati di qui ci sono un piccolo italo-peruviano, una bimba cinese nata a Milano, il figlio di una mamma srilankese e un papà italiano.
«Abbiamo spesso bisogno di aiuto, però, per riuscire a tenere le rette così basse. Anche vestiti o giocattoli usati per l'associazione vanno benissimo. Sappiamo che gli aiuti arrivano, perché ci aiuta la Misericordia di Dio», facendo di nuovo riferimento al nome dell'associazione.


«Sa, Carmen – le dissi – questa mattina ho intervistato un uomo che aveva la sua stessa fiducia in una mano dall'alto. Anche lui è peruviano come lei».
Mi chiese il suo nome. «Felix Juarez», le risposi.
Sorrido ancora pensando alla risata di Carmen: «Ma è mio marito!».
È proprio vero che certe volte il mondo è piccolo, anche quando attraversa l'oceano.


Per dare una mano alle donne del nido famiglia e dell'associazione La Misericordia:
Tel. 329 44 51 018
Email: asslamisericordia (at) hotmail.it

Associazione La Misericordia
Via Fonseca Pimentel 5, Milano

MM 1 – Bus 44, 174, 56

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